Aveva appena chiuso le tendine e assicurato che le portiere non fossero apribili dall’esterno. Lei sorrideva mentre si sistemava sul sedile, mettendosi comoda. Luca era un buon lavoratore, di quelli che non scendono dal camion finché la vescica non implora pietà, aveva due ernie al disco e qualche vertebra schiacciata a causa di quel suo modo di saltare dai gradini della cabina per far prima, per non perder tempo. Lo conoscevano tutti nel campo dei trasporti, giovane, atletico, simpatico, diplomatico, un brav’uomo. Amante delle donne, ma pur sempre un brav’uomo.
Jenny organizzava i turni degli autotrasportatori e, lavorando da vent’anni in quell’ambiente maschilista, aveva imparato a tenere al loro posto tutti gli sbruffoni che cercavano di rimorchiarla al primo sguardo. Era una di quelle donne che non si preoccupava delle apparenze e che preferiva indossare minigonna e tacco dodici nonostante l’ambiente lo sconsigliasse. In fondo, si ripeteva di non aver nulla da perdere. Luca l’aveva corteggiata per due mesi. Pochi, ma a nessuno dei due importava più di tanto. Lei gli aveva fatto perdere subito la testa, con il suo modo di fare, le sue gambe e il suo sedere sodo, che sembrava sgusciare fuori dai fianchi ad ogni falcata. Non era stato poi così difficile convincerla a stare con lui, nonostante le difficoltà e i problemi, e adesso erano lì, finalmente insieme e con una voglia incontenibile nelle mani e tra le gambe. Certo, il camion non era un luogo romantico, ma Luca aveva cercato in tutti i modi di renderlo l’alcova ideale per qualche ora che si era concesso accelerando il lavoro dell’intera giornata e, col sopraggiungere della sera, sembrava esserci proprio riuscito.
Iniziarono a baciarsi a lungo, prima lentamente, poi con irruenza, senza trascurare ogni piega della pelle. Le mani rovistavano sotto i vestiti, slacciavano gancetti, sfilano slip, cercavano profonde umidità. I respiri si mescolavano con l’odore dell’ arbre magique, che appeso al pomello della radio, dondolava al ritmo dei loro corpi. L’aria era satura dei loro gemiti, così come delle loro promesse al vento e dei loro desideri sussurrati. Luca era letteralmente rapito dalla bellezza di Jenny, dai suoi occhi socchiusi e le sue labbra leggermente aperte, dai seni che inseguivano il movimento del suo petto e che lo sfioravano dolcemente con i capezzoli, dal suo contorcersi sinuoso per raggiungere il piacere, che non tardò ad arrivare all’unisono col suo.
Contemporaneamente il cellulare di Luca, che era stato lasciato sul sedile, iniziò a suonare ferocemente. Lui ancora tremante ed eccitato prese un bel respiro e schiarendosi la voce rispose:
“Pronto?”
“Spero che tu ti sia divertito… E’ stato intenso?
“Pa…Paola?… ma che stai farneticando?”
“Guarda l’altro telefono… sul più bello ti è partita per sbaglio una chiamata. Mi sono goduta il tuo patetico spettacolo!”
“Paola…nooo!… Oh, merda!”
“Non ci voleva vero?”
“No, aspetta… ti posso spiegare.”
“Sicuramente! Ti aspetto!”
…. “Mamma, mamma…. quando arriva papà?”
“Presto, amore, presto!”
Click.